Perché il 19 marzo festeggiamo il papà?

326

La festa del papà è una ricorrenza laica che nasce ad inizio Novecento, dopo quella della mamma. In Italia cade il 19 marzo, giorno della celebrazione di San Giuseppe, il papà per eccellenza della religione cattolica, ma nel mondo sono tante le date per festeggiare il papà.

Sembrerebbe partire tutto dagli Stati Uniti, esattamente da quando il 19 luglio del 1910 il governatore dello Stato di Washington proclamò il primo “Father’s Day” della storia.

In Italia, come recita il Martirologo Romano, il libro cattolico che raccoglie il calendario liturgico e le feste religiose, il 19 marzo si festeggia la «solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, che fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia». Sacro e profano si sono poi mescolati dando origine nella stessa data a quella che per noi è appunto la laica festa del papà, che in altri Paesi del mondo si festeggia la terza domenica di giugno.

Anche il dolce tipico della festa, la zeppola, raccoglie una tradizione biblica. L’origine è nella storia della fuga in Egitto: per mantenere la famiglia in quel periodo Giuseppe dovette vendere frittelle.

Per gli americani la festa del papà è rimasta la terza domenica di giugno, in Russia è il 23 febbraio e i padri sono ricordati come difensori della patria. In Corea del Sud l’8 maggio è il giorno dei genitori, senza distinzione tra madre e padre. In Danimarca è il 5 giugno, giorno dedicato alla Costituzione. In Germania si festeggia nel giorno dell’Ascensione, 40 giorni dopo la Pasqua e prende il nome di Männertag o Herrentag, “giorno degli uomini”.

Una curiosità: nel vocabolario ottocentesco non c’era la parola “papà”: “padre” era il termine nobile, “babbo” quello affettuoso dei bambini. È solo nel Novecento che l’usanza cambia: papà prende il sopravvento e diventa la parola utilizzata da tutti i figli italiani.

Print Friendly, PDF & Email