Concorsi pubblici: l’inglese diventa obbligatorio

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Partecipare ai concorsi pubblici diventa sempre più difficile: il decreto attuativo della Riforma Madia introduce, tra i requisiti fondamentali per la selezione ad un concorso pubblico, la conoscenza della lingua inglese obbligatoria. Non sarà più possibile scegliere, in altre parole, la lingua straniera di preferenza: l’inglese sarà valutato in ogni caso dalle commissioni giudicatrici. Determinati bandi di concorso potranno poi prevedere, in aggiunta, la conoscenza di altre lingue. Diventa inoltre indispensabile possedere un titolo che attesti un certo livello di conoscenza della lingua, questa è la nuova richiesta presente nelle linee guida sui concorsi, suggerite dal Ministero della Funzione Pubblica. La competenza richiesta può variare da livello A2 (waystage) a livello C2 (mastery) in base al Quadro europeo di riferimento per le lingue straniere. Generalmente la conoscenza della lingua straniera da parte del candidato viene valutata sia attraverso le prove preselettive e le prove scritte, che in sede di prova orale.

In questa fase, i concorrenti in genere affrontano tre tipologie di prove:

  1. Reading and use of English: comprensione di un brano in lingua inglese attraverso lo svolgimento di relativi esercizi;
  2. Writing: breve componimento in lingua inglese generalmente sulle materie previste dal bando di concorso;
  3. Listening: ascolto di uno o più brani in inglese generalmente sulle materie oggetto d’esame e relativi esercizi volti ad accertare il livello di comprensione e padronanza della lingua.

Inoltre, di recente, il Miur ha introdotto l’obbligo della lingua inglese nella domanda per partecipare ad un bando per finanziamenti di progetti universitari d’interesse nazionale.  Questa novità ha fatto infuriare il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, fermamente contrario alla decisione. Secondo Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, l’inglese è ormai la lingua che i ricercatori sono abituati ad utilizzare per fare domanda ad un qualsiasi bando competitivo europeo e quindi l’Italia si è semplicemente allineata agli altri paesi.

 

 

 

 

 

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