Selfie “assassino”: quando per un gioco si rischia la vita

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Tra i ragazzi si sviluppano spesso giochi e mode condivisi e diffusi soprattutto attraverso i social e la rete, le “challenge”, letteralmente sfide.

Spesso però quelli che i giovani protagonisti considerano dei giochi per provare emozioni forti, dimostrare al gruppo il proprio coraggio o pubblicare sui propri profili qualcosa di veramente originale, si trasformano in trappole mortali.

Tra le challenge più pericolose troviamo di tutto: il Blackout Game consiste nel provocarsi volontariamente uno svenimento attraverso il soffocamento con corde e lacci; il Daredevil Selfie invece è il cosiddetto gioco del selfie estremo, durante il quale il ragazzo si fa fotografare in situazioni e luoghi ad alto rischio; la Roulette russa tra le automobili invece prevede che che ci si faccia filmare mentre si sta stesi su una strada, al buio, possibilmente vicino ad una curva, ad aspettare l’arrivo delle automobili.

Questi sono solo alcuni inquietanti esempi ma la lista è lunghissima e lascia alquanto scossi. Perchè i ragazzi giocano con la loro vita? Sicuramente ricercano emozioni forti, non certo la morte. Non hanno preventivato l’ipotesi che la sfida possa andare male e sottovalutano i rischi che corrono perchè, in quel momento, la scarica di adrenalina annebbia i loro pensieri più razionali.

Cosa si può fare per contrastare questo fenomeno? Il genitore, dal canto proprio, deve tenersi informato su queste “mode”, perchè più si è preparati, più aumenta la probabilità di scovare un comportamento sospetto da parte del figlio.

Un ruolo fondamentale lo gioca la scuola, che deve svolgere al suo interno delle campagne di informazione e prevenzione che preparino i ragazzi alle tentazioni di questo tipo.

Inoltre fin da piccoli, è necessario insegnare ai figli la paura, il significato di morte e pericolo, senza ansie e pressioni esagerate, ma spiegando quanto alcuni comportamenti possano provocare danni irreparabili e irreversibili e quanto sia unica e preziosa la vita.

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