“Perché non mangia?”

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Una delle preoccupazioni più grandi che può avere un genitore è legata al rapporto che il figlio ha con il cibo. Ci sono mamme disperate perché il loro bambino mangia poco, o pochi cibi, altre con il problema opposto, ovvero un bimbo che mangia troppo e non si dà freni.

Secondo alcuni esperti di disturbi alimentari in età infantile, un disagio potrebbe essere un campanello d’allarme da ascoltare. Il bambino sta cercando di dirci qualcosa a modo suo. Un messaggio che spesso non riguarda solo la sfera alimentare del piccolo. La prima cosa da fare dunque, è ascoltare il bambino, senza dare troppo retta alle esperienze di altre mamme, poiché ogni bambino è diverso e si comporta in un determinato modo per una motivazione che è solo sua, unica. È utile interrogarsi su quale possa essere, scandagliando la sfera emotiva del piccolo. C’è una situazione tesa in casa? Un cambiamento appena avvenuto nella sfera del bambino che ha un po’ scombussolato la sua vita? L’arrivo di un fratellino?

Un aiuto lo si può chiedere al pediatra, che visitando il bambino, saprà dire se il suo disturbo legato al cibo è connesso a problemi fisici o psicologici.

Importantissimo è il buon esempio: un buon comportamento alimentare si impara direttamente osservando i genitori, e quindi anche l’adulto, per prima cosa, dovrà responsabilizzarsi e avere con il cibo un rapporto sano e sereno. Un atteggiamento comune nei genitori e molto sbagliato è quello di usare il cibo in veri e propri ricatti nei confronti del bambino: se mangi otterrai quella cosa che desideri tanto oppure se ti comporti bene ti compro le caramelle, solo per citare gli esempi più comuni. In questo modo si sta suggerendo al bambino un’immagine molto distorta del cibo. Ancora più scorretto è insistere se il bambino si rifiuta di mangiare.

Ma il problema può anche essere l’opposto: un bambino che mangia troppo, che appena finisce cena chiede il bis. Un buon rimedio in questo caso può essere spostare la sua attenzione su qualcosa che ama fare e cercare di colmare la sua “fame” di attenzioni con altro. È utile quindi traslare la domanda e rivolgerla in attività che gli interessano e in passioni che ha, ma anche far sentire ancora di più l’adulto è presente ed è lì per lui.

Infine è importante dare al momento del pasto, che sia in famiglia o in mensa con gli altri bambini, un significato speciale.

Deve essere un momento piacevole, tranquillo, e una situazione di condivisione con mamma e papà o con gli altri bambini. Forse può sembrare un aspetto marginale, invece è molto importante.

Mangiare tutti insieme a tavola, senza fretta, in un’atmosfera serena, senza distrazioni aiuta il bimbo a vivere bene i pasti e a sviluppare un rapporto sereno con il cibo.

 

 

 

 

 

 

 

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