La scuola, un diritto negato

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Sono preoccupanti i dati del rapporto dell’UNICEF in materia di istruzione, che rivelano che circa il 12 % dei bambini in età scolare (circa 130 milioni nel mondo) non frequenta nessun istituto scolastico e nessun percorso formativo. Il 40% di loro vive nelle immense aree del sottosviluppo del mondo o nelle zone di conflitto.  Bambini e giovani tra i 6 e i 15 anni a cui viene negato un futuro. Il fattore che minaccia più di tutti il diffondersi dei sistemi scolastici normali è sicuramente la guerra. I conflitti che devastano il Medio Oriente, in particolar modo la Siria, e l’Africa, hanno portato il numero di bambini che non vanno a scuola a sedici milioni di individui. Altra causa importante e spesso correlata ai conflitti è la povertà, che in alcuni paesi sappiamo tocca livelli altissimi, causando un’emergenza umanitaria insanabile. Anche se qualche piccolo passo è stato compiuto, e alcuni dei Paesi più poveri dell’Africa, come la Nigeria e l’Etiopia, hanno incrementato di circa il 15% il numero di scolari della scuola primaria, l’Unicef continua a presentare prospetti davvero preoccupanti della situazione mondiale: “gli investimenti mirati a far crescere il numero di scuole e insegnanti, dice Jo Bourne, responsabile UNICEF per l’Istruzione, non sono sufficienti. L’approccio tradizionale al fenomeno non riporterà quei bambini a scuola e non li aiuterà a sviluppare le loro potenzialità, soprattutto se continueranno ad essere intrappolati nella povertà, nelle privazioni e nell’insicurezza”. Ed effettivamente le scarse risorse di cui si dispone vengono utilizzate per sanare almeno in parte emergenze che paiono più importanti dell’istruzione, come la fame, la salute e la sicurezza e quindi mancano concretamente dei veri e propri fondi dedicati a questo ambito. Gli appelli umanitari a livello globale sono raramente dedicati all’istruzione e nel 2017 sono stati ricevuti solo il 12% dei fondi richiesti dall’Unicef per l’emergenza istruzione nel mondo.

Privare un bambino della possibilità di saper leggere e scrivere, conoscere la storia e cioè che lo circonda è qualcosa di inaccettabile e inconcepibile nel secolo in cui viviamo.

 

 

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