Quando il “bullo” è tuo figlio

204

Ormai gli episodi di bullismo sia nei confronti di compagni che verso gli insegnanti sono tristemente all’ordine del giorno. Anche Telefono Azzurro, onlus nata nel 1987 con lo scopo di difendere i diritti dell’infanzia, è stato tra i primi a preoccuparsi di questa emergenza comportamentale, pubblicando su Orizzonte Scuola un dossier che tratta a fondo l’argomento.

Il dossier analizza i dati con attenzione, e studia il fenomeno per fasce di età e collocazione geografica. Inoltre fornisce una vera e propria “Guida per i genitori per informarsi bene e agire al meglio”. Guida interessante perché ci indica quali possono essere le misure preventive sia per le famiglie delle vittime di bullismo, ma anche per i genitori dei ragazzi colpevoli di tale comportamento. Spesso infatti l’aiuto e la comprensione si rivolgono esclusivamente alle famiglie delle vittime, dimenticando che molte volte anche i genitori di chi compie tali atti vive momenti di profondo sconforto e disperazione venendo a conoscenza dei comportamenti violenti dei propri figli.

I consigli per tutti i genitori sono di condividere le proprie preoccupazioni con la scuola, segnalare la presenza di bulli nella classe al Dirigente, esortare il proprio figlio a comunicare qualsiasi cosa accada a scuola senza reagire o prendere iniziative personali, creare per il figlio reti di amicizie e interessi anche al di fuori del panorama scolastico e partecipare attivamente a tutte le attività volte a contrastare il bullismo.

Per i genitori dei bulli i consigli sono maggiori: nonostante la cocente delusione nello scoprire il coinvolgimento del proprio figlio in queste situazioni, bisogna tentare di mantenere la calma. Cercare di spiegare al ragazzo che quello che sta facendo è scorretto è il primo passo, perché spesso è lui stesso a non rendersi conto che quel tipo di comportamento è bullismo, e sottovaluta un gesto grave definendolo un gioco o uno scherzo innocuo. Bisogna discutere con lui e chiedergli come si sentirebbe se dovesse subire lo stesso trattamento da altri, esortarlo a risolvere da adulto la situazione, chiedendo personalmente scusa al compagno aggredito per esempio. Ma soprattutto è fondamentale che il ragazzo capisca che quello che i genitori stanno condannando non è lui come persona ma il suo comportamento sbagliato, cosicché non si senta mai abbandonato, neanche davanti ad un errore.

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email