Sgridare troppo rende i nostri figli depressi, lo dice la scienza

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Essere genitori è un lavoro appagante e meraviglioso ma in molte occasioni può rivelarsi davvero frustrante, e mettere a dura prova la nostra pazienza.

Uno studio pubblicato sulla Rivista dello sviluppo del Bambino ha rilevato che gridare costantemente contro i bambini, per rimproverarli ma anche solo per ammonirli su qualcosa può avere ripercussioni irreversibili sulla loro psiche.  Infatti è stato riscontrato che i bambini cresciuti in famiglie dove era abitudine alzare la voce anche per motivi banali, sono diventati molto spesso adolescenti con tendenze depressive e scarsa autostima. Questo perché anche se noi adulti lo sottovalutiamo, nel momento in cui il bambino sente la rabbia di un adulto su di sé, ne viene completamente travolto e traumatizzato: a distanza di anni probabilmente non ricorderà il motivo della sgridata ma sicuramente la sensazione di terrore che ha provato. L’adulto per il bambino è infatti il suo modello di riferimento, colui che gli dà cibo, amore e protezione e vederlo perdere il controllo non gli trasmette una sensazione di autorità, ma di perdita di controllo e di debolezza. E se proprio l’adulto di cui il bambino si fida è lo stesso adulto che non sa gestire le sue emozioni, il bambino crolla in uno stato di insicurezza e disagio e perde le sue certezze. Ovviamente tutto questo avviene non certo in situazioni familiari dove l’urlo e la sgridata avvengono sporadicamente e in determinate circostanze ma in maniera continuativa e sistematica.

Qual è dunque la startegia educativa corretta? Psicologi e pedagogisti sono d’accordo: le urla servono solo al genitore come sfogo ma non al bambino. Bisogna parlare, prima di tutto e utilizzare il rinforzo positivo: prima di passare al rimprovero, bisogna sottolineare ciò che il bambino ha fatto di buono o comunque dimostrare di avere compreso il perché delle sue azioni, anche se sbagliate. Ad esempio, invece di urlare “Non rubare i giochi al bambino!”, è più opportuno chiamare il bambino e dirgli: “So che ti piace tanto quel tipo di gioco e che ne vorresti uno anche tu, ma quello non è un tuo giocattolo. Chiedi se puoi giocarci solo per un po’“.

In bocca al lupo a mamma e papà!

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