Psicomotricità: che cos’è e perché è così utile per i bambini

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Negli ultimi anni si sente parlare sempre di più di psicomotricità educativa e di neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Intanto bisogna fare una distinzione doverosa tra le due discipline: mentre la prima è rivolta a tutti i bambini, prevede incontri collettivi e si svolge nelle palestre e nelle scuole, la seconda è una disciplina sanitaria, prescritta a bambini con disabilità, ritardi cognitivi o dello sviluppo. Si svolge in centri medici e strutture ospedaliere e il terapista ha una laurea triennale presso la Facoltà di Medicina.

La psicomotricità è dunque un’attività consigliata per tutti i bambini ma in particolare quelli più timidi e insicuri, perchè sviluppa e rafforza nel piccolo la sua autostima, la sua fiducia nei confronti degli altri e la sua capacità comunicativa. Anche i bambini con difficoltà di concentrazione e quelli molto vivaci che faticano a rispettare le regole possono trovare giovamento da alcune tecniche utilizzate durante questi incontri.

Attraverso il gioco e il movimento la psicomotricità aiuta il bambino a “sentire” meglio il proprio corpo e le proprie emozioni e gli insegna a gestirli e controllarli. È rivolta proprio ai bambini perchè sono proprio i più piccoli ad utilizzare il linguaggio corporeo per esprimere sensazioni ed emozioni che a parole non riescono ancora a descrivere bene. L’equilibrio tra corpo e mente porta il bambino ad avere più stabilità nei rapporti interpersonali e maggiore concentrazione a scuola, più consapevolezza di sé in un’epoca in cui smartphone e tablet tendono invece ad allontanarlo dall’esperienza corporea per concentrarsi sul digitale e sul virtuale.

Lo psicomotricista, oltre ad avere una laurea in Scienze dell’educazione, in Scienze psicologiche o in Scienze motorie, deve tenersi sempre aggiornato con master e corsi di formazione. Inoltre ha la capacità di entrare in empatia col bambino, senza giudicarlo ma accogliendolo nella sua totalità. Si mette al suo livello, gioca con lui, ascolta i suoi bisogni. Normalmente le attività si svolgono in luoghi pensati appositamente per mettere a proprio agio i bambini, come per esempio aree gioco con materassi, cuscinoni, birilli, costruzioni, fogli e matite colorate.

Vengono organizzati dei veri e propri percorsi emozionali, che uniscono il gioco alla scoperta di sé, perché è dalla scoperta delle proprie capacità, emozioni e dei propri limiti che fin da piccoli veniamo educati alla consapevolezza.

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