Autolesionismo: come comportarsi se nostro figlio si fa del male da solo

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L’autolesionismo è un problema tristemente diffuso tra gli adolescenti: secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza circa due adolescenti su dieci si fanno del male da soli intenzionalmente.

Solitamente gli strumenti utilizzati sono lamette, taglierini e altri oggetti contundenti, ma anche accendini con cui procurarsi piccole bruciature. Le parti del corpo più frequentemente colpite sono braccia e gambe, ma anche zone più nascoste del corpo e quindi più difficili da notare per i genitori.

Scoprire questo comportamento è scioccante per una madre o un padre, che cominciano a chiedersi il perchè di gesti simili ma soprattutto a colpevolizzarsi per non averlo capito subito. Ma quello che, nonostante lo smarrimento, non si deve mai chiedere ad un figlio autolesionista è proprio “perchè lo fai?”: se un adolescente si spinge a tanto sta chiaramente vivendo un dolore interiore fortissimo e, non sapendolo gestire nel modo corretto, sceglie di liberarsene procurandosi delle ferite sul corpo, come se la sofferenza potesse fuoriuscire da lì. Farsi del male abbassa i livelli di compressione interna, dando un illusoria ed effimera sensazione di benessere. Chiedergli dunque il perchè del suo comportamento non farebbe altro che aumentare il suo senso di colpa e vergogna e potrebbe essere interpretato come un giudizio o un rimprovero.

Quello che è necessario fare, oltre a rivolgersi chiaramente ad uno specialista, è far parlare il ragazzo, chiedergli di raccontare tutto l’iter che lo ha portato a una soluzione così estrema, capire quali sono i disagi che lo accompagnano e aiutarlo ad incanalare il dolore in altre direzioni.

Una volta scoperto il problema, bisogna resistere alla tentazione di stargli addosso come dei segugi, controllando ogni movimento e chiedendo continuamente “l’hai fatto di nuovo?”. È necessario che il giovane percepisca la presenza dei genitori, la loro attenzione e premura ma non l’oppressione.

Chi si fa del male non è pazzo, sta solo cercando di comunicare, in un modo sbagliato, il suo profondo mal di vivere e la sua richiesta di aiuto.

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