I “no” che fanno bene ai nostri figli

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Nella società del tutto e subito non è così facile dire un no, soprattutto ai nostri figli, anche quando stiamo facendo la cosa giusta.

Ogni genitore vorrebbe accontentare i desideri del figlio, renderlo felice e dargli anche quello che magari lui per primo non ha potuto avere. Però non va dimenticato che dare dei limiti, chiari e precisi, è forse ancora più importante per la sua felicità futura. E non solo perché ad accontentare sempre si rischia di crescere ragazzi viziati, ma perché non si insegna loro l’importanza del valore delle cose e la bellezza dell’essersele meritate. Infatti il desiderare qualcosa fa parte degli impulsi fondamentali della psiche di un individuo, serve perché lui possa godere di una soddisfazione piena e totalizzante al raggiungimento di una cosa tanto ambita, che non potrebbe avere la stessa intensità se la stessa cosa cadesse dal cielo e senza sforzi. Quante volte abbiamo desiderato talmente tanto qualcosa che, una volta ottenuta, ci siamo quasi sentiti svuotati, nostalgici della nostra condizione di attesa?

E sotto questa luce che il no di un genitore davanti ad una richiesta del figlio assume un valore importantissimo per la sua crescita: essere buoni genitori significa saper dosare in modo intelligente i momenti di sana frustrazione del bambino con quelli dove invece è giusto premiarlo, accontentarlo.

Come per tutto, anche in questo caso entrambe le estremizzazioni sono scorrette: uno stile educativo troppo autoritario, che si basa esclusivamente su punizioni e divieti, può sviluppare nel bambino atteggiamenti di ribellione e rabbia repressa.

Allo stesso modo lasciar correre su tutto, dire si ad ogni richiesta, porta il bambino a perdere i riferimenti necessari, che solo un genitore può dargli, per comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa si può avere e cosa no, e crea in lui smarrimento e disorientamento.

Quindi alle regole, ai divieti e alle proibizioni, purchè siano intervallate da eccezioni, momenti di gratificazione e riconoscimenti.

Il mestiere del genitore non ha manuali di istruzioni, ogni figlio è unico, così come lo sono i suoi genitori, quindi l’unica regola è pensare sempre al bene del proprio bambino, talvolta sbagliando, ma cercando sempre di imparare dai propri errori.

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